Antonio Scurati

2092. La fine del mondo non è più un sogno

2092. Il mondo è sprofondato in una nuova barbarie ipertecnologica. Venezia è una nuova Las Vegas dove accorrono turisti da tutto il mondo per assistere alle cruente lotte di gladiatori, solo per il gusto dell’atrocità. Piazza San Marco, coperta da una imponente cupola, è la nuova arena destinata ai nuovi, atroci ludi. Il potere è detenuto da una casta di potenti cinesi. Alla popolazione autoctona è interdetta la riproduzione attraverso appositi chip sottocutanei; a essa è destinato un nuovo ghetto abitato da prostitute, sollazzo unico dei guerrieri, ballerine e ubriaconi e omega – gli ultimi figli, quelli che non avranno figli. In questo mondo orwelliano ci sono due maglie rotte, due guerrieri che, per ragioni distinte, recano ancora la memoria del vecchio mondo. “Il Maestro”, guida dei nuovi guerrieri che addestra e forma sull’isola di San Giorgio, viola l’interdetto di procreare attraverso un abile stratagemma e nasconde il piccolo presso sua madre. Ma non è certo che il segreto di questa violazione sia ben custodito. Nulla, qui, può rimanere davvero nascosto. Spartaco, l’allievo più valoroso del “Maestro”, è fuggito. Ha deciso di sottrarsi al giogo della violenza e dell’asservimento perché la sua amata è stata violentata selvaggiamente dagli Zero, gli uomini appartenenti al corpo di polizia speciale del potere. Il Carnevale si avvicina e il Procuratore, a capo della casta cinese che sovrintende alla città, convoca il Maestro, gli intima di ritrovare Spartaco e di riportarlo tra le sue fila. Pena la morte. Per entrambi. Ma l’obbedienza non vale l’amore di un figlio e l’amore di una donna. E le strade dei due guerrieri si incroceranno di nuovo. Antonio Scurati torna con un romanzo apocalittico e insieme realista che incrocia Michel Houellebecq e Cormac McCarthy, “Il gladiatore” e il Vangelo di Giovanni. Una grande avventura, un romanzo epico, una storia avvincente che ci farà guardare con occhi nuovi il mondo di oggi.

La seconda mezzanotte

La pagina che non c'era