Raffaele Tripodi

Raffaele Tripodi, Tuxedo, Ad Est dell’equatore

L’autore
Raffaele Tripodi, Napoli,1975.
Alla fine degli anni ’80 scopre la passione per la musica e la fotografia e negli anni ’90 si occupa di video installazioni nei circuiti dell’underground partenopeo. Studia fisica all’università Federico II. L’aggravarsi di una malattia neurodegenerativa lo costringe a rimodulare la sua vita.
Chiuso nel suo bunker osserva l’umanità correre verso la catastrofe e comincia a scrivere con l’intento di tracciare nuove strade per condividere la sua visione del mondo.
Tuxedo è il suo primo romanzo.
La cover
La scheda

In un futuro per niente lontano, irrimediabilmente segnato dal declino e dai cambiamenti climatici, la MicroRice sintetizza un cocktail di microrganismi in grado di stravolgere la produzione mondiale di biocarburanti. La nuova scoperta mette in pericolo la posizione di un potente broker cinese. L’uomo assolda il giovane Henry per recuperare un rapporto contenente informazioni in grado di sterilizzare l’impatto della nuova scoperta.
Il prestigioso incarico porta Henry dai putridi bassifondi in cui vive al mondo dorato della classe dominante.
Il giovane intraprende un intenso viaggio psicofisico verso il successo, ma un imprevedibile evento sconvolge la sua missione.
Tuxedo è una corsa rapida e spietata nella distopia oscura di un’umanità proiettata verso l’autodistruzione.

Nonostante l’ora tarda, il reticolo maleodorante di strade intorno allo slum era ancora affollato. Il caldo subtropicale teneva la gente in strada fino alle luci
dell’alba. Non c’era motivo per tornare a casa. Non c’erano famiglie preoccupate né un lavoro per cui alzarsi il giorno seguente. Le nottate passavano, tra una rissa e un attacco di panico, parlando e sparlando di argomenti inutili o di questioni inesistenti.

Mentre la signora sfoderava tutta la sua competenza e la barista componeva un nuovo vassoio di cocktail, Weiss si preoccupava di sputare un misto di saliva e muco in ognuno dei bicchieri destinati ai punk.
Poi, sorridendo ad Henry, chiese con voce cortese:
«Gradisci qualcosa da bere?».

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